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Rimozione della plastica dai mari: le strategie migliori

Fra le tante tecnologie e iniziative nate negli anni per rimuovere la plastica da mari e fiumi, è ora possibile fare il punto, ovvero identificare le soluzioni più promettenti ed efficaci. A questo scopo, riportiamo qui analisi e risultati di questo studio pubblicato quest’anno sulla prestigiosa rivista “Ocean and Coastal Management”.

Quali sono le principali strategie di rimozione della plastica da mari e fiumi?

Esploriamo prima di tutto una selezione di strategie innovative per eliminare la dannosa presenza di macro-plastica e micro-plastica dalle nostre preziose risorse idriche

Raccolta della plastica in spiaggia

Naturalmente iniziamo con l’impegno di operatori e volontari eroici che di spiaggia in spiaggia si dedicano alla raccolta dei rifiuti, tra cui la temuta plastica. Questa azione consente di liberare le spiagge dalle macro-plastiche e può avvenire attraverso metodi manuali, con l’utilizzo di sacchi, guanti e rastrelli, oppure tramite l’ausilio di pulisci-spiaggia trainati da potenti trattorini.

Metodi di raccolta della plastica. Raccolta manuale della plastica in spiaggia.

Filtri dell’acqua piovana

Sono dispositivi utilizzati per il trattamento delle acque di drenaggio provenienti dalle superfici impermeabili, come strade, parcheggi e tetti. Questi filtri sono progettati per rimuovere inquinanti, sedimenti e altre sostanze presenti nelle acque di drenaggio prima che vengano scaricate nel sistema di raccolta delle acque reflue o nei corpi idrici circostanti, come fiumi, laghi o oceani.

Filtri delle acque reflue municipalizzate

Come sappiamo, le acque reflue municipalizzate vengono raccolte nelle reti fognarie, che le trasportano fino ad una centrale di trattamento. Qui vengono sottoposte a una serie di processi di trattamento per rimuovere contaminanti e inquinanti prima di essere scaricate nell’ambiente. La buona notizia è che questi processi sono solitamente in grado di rimuovere una percentuale considerevole di microplastiche 69-99%. Queste microplastiche sono perlopiù microfibre e rimangono accumulate nei fanghi di depurazione, il cui corretto smaltimento è essenziale per evitare contaminazione ambientale da plastica.

Barriere galleggianti

Questi dispositivi (chiamati booms in inglese) sono barriere che intrappolano macro-plastiche galleggianti in superficie. Possono essere posizionati strategicamente, ad esempio ancorati alle sponde di un fiume al delta oppure in corrispondenza di aree sensibili, come ponti o dighe. La loro progettazione dovrà prevedere ancoraggi e un posizionamento congrui alle condizioni metereologiche e alle correnti prevalenti, e sarà necessario un piano di manutenzione ordinaria per la rimozione dei rifiuti raccolti.

Metodi di raccolta della plastica. Una barriera galleggiante blocca la plastica di un fiume.

Bidoni del mare

I bidoni del mare sono dei dispositivi che rimangono semi-immersi nell’acqua in punti specifici in cui sono ancorati. Grazie ad una pompa alimentata con energia elettrica creano una circolazione forzata di acqua verso il suo interno e poi fuori. Nel passaggio attraverso il bidone, residui e macro-plastiche rimangono intrappolati mentre il resto fluisce. Qui e qui due esempi (in inglese). I bidoni di mare rientrano nella categoria degli immobile skimmers, ovvero dei dispositivi che rimangono fissi e che rimuovono la plastica in prossimità della superficie.

Imbarcazioni specializzate

Nel tempo, sono state sviluppate delle imbarcazioni in grado di rimuovere la plastica. Queste sono ad esempio i battelli draga (o dredgers): queste imbarcazioni possono dragare il fondale dei corpi d’acqua per profondità limitate per i più svariati scopi, fra cui anche la manutenzione e la rimozione della spazzatura. Altra tipologia di iniziativa che però fa sempre uso di imbarcazioni è quella dei vascelli che, equipaggiati con reti, possono filtrare meccanicamente i primi metri o decine di centimetri delle superfici di acqua, come in questo e questo esempio. Parliamo in questo di mobile skimmers, ovvero dispositivi mobili che come i bidoni di mare fanno da “scolini”, trattenendo i rifiuti e lasciando passare il resto, ma in questo caso sono in grado di muoversi.

Quali sono le migliori strategie?

Vediamo quindi quali sono le strategie più promettenti per la rimozione della plastica dai corpi d’acqua, secondo lo studio sopra citato. Per questo lavoro, i ricercatori sono riusciti a contattare oltre una decina di aziende attive in questo settore in Europa, America e Canada e ottenere da loro 14 dataset utilizzabili per l’analisi. Ovviamente, per identificare il metodo migliore è prima necessario chiarire i criteri di valutazione. Lo studio si basa sull’uso di diversi indicatori fra i quali l’analisi costo-beneficio, che permette di valutare il beneficio (ovvero la plastica sottratta all’ambiente in un lasso temporale) confrontandolo con il costo, ovvero investimento iniziale, costi operativi e costi di manutenzione. I costi comprendono, ad esempio, la rimozione della plastica dalle barriere galleggianti o dai bidoni di mare.

Risultati dello studio

Lo studio riporta innanzitutto che la rimozione della plastica dalle spiagge, le barriere galleggianti e i filtri per l’acqua piovana sono le strategie che hanno il minor costo d’investimento e operativo. L’uso di vascelli, sia draga che mobile skimmers necessita invece dei maggiori investimenti (fino a quasi 1 M€ di investimento e 0.2 M€/anno come costi operativi e di manutenzione).

Considerando però l’efficacia dei sistemi, ovvero introducendo nell’equazione la quantità di plastica rimossa annualmente e considerando quindi gli euro spesi per rimuovere ogni singolo kg di plastica, ecco che risulta che proprio i vascelli sono fra le soluzioni più economiche, mentre i filtri dell’acqua piovana e le barriere galleggianti risultano essere molto penalizzate proprio per la quantità ridotta di plastica rimossa. Mentre i vascelli sono in grado di rimuovere migliaia di tonnellate di plastica all’anno (4960-6791 ton/anno), barriere galleggianti e i filtri hanno capacità ben più limitate e la loro efficacia è molto legata al loro posizionamento. Infine, i bidoni di mare sono piuttosto promettenti, perché mostrano un costo d’investimento limitato ma consentono di rimuovere comunque quantità significative di plastica (185 ton/anno).

Che autorevolezza hanno le fonti?

L’articolo è pubblicato nella rivista “Ocean & Costal Management”, ovvero una rivista internazionale che raccoglie articoli scientifici sul tema della conservazione delle coste e degli oceani. Gli articoli pubblicati sono “peer-reviewed“, ovvero devono passare il controllo di qualità di altri esperti nel campo, che possono rigettare l’articolo o proporre delle modifiche prima della sua pubblicazione. E’ comunque importante segnalare che la trattazione per quanto rigorosa si basa su dati forniti dalle stesse aziende contattate dai ricercatori, e pertanto possono risentire di questo bias difficile eliminabile, dato che le banche dati sul tema sono ad oggi molto esigue.

Conclusioni

In conclusione, il tema della raccolta e dello smaltimento dai mari è ancora un campo di scoperte, dove aziende e governi diversi si lanciano in iniziative, con più o meno successo. Sicuramente la soluzione al problema non è banale dato che si parla di enormi superfici da ripulire, con detriti di plastica di dimensione diverse, galleggiante e non.

Fare classifiche può sembrare un’attività inutile, ma in realtà questo tipo di lavori aiuterà a dirigere gli sforzi (sia economici che non) nei prossimi decenni. D’altro canto, bloccare la plastica a monte o raccoglierla a valle? Ridurre il consumo, come proposto dalla prima delle 3R della sostenibilità? Sarà purtroppo necessario fare tutto questo, e anche di più.

Cosa ricordare

Esistono diverse tecnologie e iniziative che sono state portate avanti negli anni per rimuovere la plastica da mari e fiumi. Come possiamo immaginare, non tutte hanno la stesso grado di efficacia e gli stessi costi. Dall’analisi condotta da alcuni ricercatori di tutto il globo risulta che se ci si limita ai soli costi di investimento, barriere galleggianti e filtri posti sulle acque piovane hanno ottimi risultati. Considerando però anche la quantità di plastica rimossa, ecco che le imbarcazioni specializzate hanno una marcia in più.

Ulteriori informazioni

L’articolo “Assessing the performance of marine plastics cleanup technologies in
Europe and North America” (in inglese): qui