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Plastic Tax: cos’è?

La Plastic Tax è uno degli strumenti introdotti a livello nazionale per disincentivare l’uso di plastica a favore di alternative più sostenibili. Vediamo subito cosa è: la Plastic Tax è un’imposta del valore di 0.45 centesimi di euro per ogni kg di prodotto di plastica monouso venduto. Nonostante la Plastic Tax sia legge già dal 2019, al momento non è ancora in vigore: la data è stata già rinviata ben quattro volte e presumibilmente verrà a breve rinviata una quinta volta al 1° gennaio 2024 con la legge di bilancio 2023.

Plastic Tax: cos'è? Un uomo guarda una bottiglia e si chiede se deve pagare una tassa.
Plastic Tax: cos’è? Un uomo guarda una bottiglia e si chiede se deve pagare una tassa.

A cosa serve la Plastic Tax?

Lo scopo della Plastic Tax è sia finanziario che ambientale e ricalca l’esperienza di altre delle cosiddette ecotasse, come la “Carbon Tax” sulle emissioni di CO2 dei combustibili fossili o la “Sugar Tax” sulle bevande zuccherate. Nel caso specifico, la leva fiscale è utilizzata per disincentivare la produzione di plastica monouso: il principio è quello per cui l’introduzione dell’imposta incrementa artificialmente i costi di produzione, incentivando di conseguenza comportamenti o soluzioni alternative che vadano ad evitare il sovrapprezzo.

La Plastic Tax si applica a tutta la plastica?

La Plastic Tax come visto è pari a 0.45 euro per ogni kg di plastica prodotta, scesa dalla bozza iniziale di legge che prevedeva un valore di 1 euro per kg. Non si applica però a tutta la plastica, ma solamente a quei prodotti detti in gergo MACSI che hanno funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci/alimenti e che sono ideati per un singolo impiego ovvero che non riutilizzabili durante il loro ciclo di vita.

Per capirci meglio, parliamo di buste, vaschette per alimenti in polietilene, i contenitori in tetrapak utilizzati per diversi prodotti alimentari liquidi (latte, bibite, vini, etc), i contenitori dei detersivi. La Plastic Tax si applica inoltre a manufatti utilizzati per la protezione e consegna di merci e quindi imballaggi in polistirolo espanso, rotoli in plastica pluriball, pellicole e film in plastica estensibile. Ci sono alcune eccezioni, ovvero fra la plastica riciclata, quella compostabile secondo la norma UNI EN 13432:2002, i dispositivi medici e i MACSI utilizzati per proteggere preparati medicinali.

La Plastic Tax interessa quindi fondamentalmente gli imballaggi, che costituiscono una quota molto elevata della produzione di plastica (oltre il 40%, vedi qui), mentre molti altri oggetti di uso comune, come parti di elettrodomestici, ombrelli, maglioni di pile, pannelli di isolante termico per l’edilizia, guaina dei cavi etc. non sono inclusi.

Chi paga la Plastic Tax?

Il soggetto passivo dell’imposta è il fabbricante per i prodotti realizzati nel Paese e l’acquirente per prodotti provenienti da altri Paesi dell’Unione Europea. Sono anche previste delle sanzioni amministrative per il mancato pagamento dell’imposta (dal doppio al quintuplo dell’imposta evasa e almeno 250 euro), per il pagamento ritardato (+30% del pagamento e almeno 250 euro) o in caso di dichiarazione tardiva (da 250 a 2500 euro).

È tuttavia lecito aspettarsi che la Plastic Tax, una volta in vigore, verrà in larga parte scaricata sui prezzi finali dei prodotti. La Federconsumatori calcolava nel 2019 una maggiorazione di spesa di 139 euro annui per famiglia basandosi però su una ipotesi di imposta pari a 1 euro al kg di plastica, che significa 63 euro annui ricalcolando con il valore poi entrato in legge di 0.45 euro al kg.

Prendendo l’acquisto di una bottiglia di acqua da 1.5 L e ipotizzando un peso di 40g per la bottiglia, 5g per il tappo e 5g per l’etichetta si ottengono 50 g di MACSI, che si tradurrebbero in un extra prezzo di circa 3 centesimi di euro (incl. IVA) per bottiglia.

Plastic Tax: cos'è? Chi la pagherà?
Plastic Tax: cos’è? Chi la pagherà?

A che punto siamo?

L’imposta Plastic Tax nasce dalla direttiva 2019/904/UE che sancisce il divieto di alcuni prodotti di plastica, tra cui posate, piatti, cannucce e agitatori per bevande e obbliga gli Stati membri a adottare misure per il consumo di alcuni prodotti in plastica monouso e a monitorarne il consumo.

Nel nostro Paese, la Plastic Tax è stata istituita dalla legge di bilancio 2020 (legge 160/2019, comma 634 Art. 1) con entrata in vigore prevista per il 1 luglio del 2020

  • poi posticipata al 1° gennaio 2021 con il Decreto Rilancio (Art.133 del Decreto legge 34/2020)
  • poi posticipata al 1° luglio 2021 con la Legge di Bilancio 2021 (Art.1 comma 1084 Legge 178/2020)
  • poi posticipata al 1° gennaio 2022 con il Decreto Sostegni bis (Art. 9 comma 3 Decreto Legge 73/2021)
  • poi posticipata al 1° gennaio 2023 con la Legge di Bilancio 2022 (Art.1 comma 12 Legge 234/2021)

Infine, nel disegno di legge della legge di bilancio 2023 da approvare entro fine anno si trova un nuovo rinvio l’ingresso al 1° gennaio 2024. Quindi, in poche parole, la Plastic Tax non è attualmente in vigore e presumibilmente non lo sarà nemmeno per il prossimo anno.

Ci sono altre tasse sulla plastica?

Oltre alla Plastic Tax, ci sono in realtà altre tasse sulla plastica con cui è facile fare confusione:

  • La prima è il Contributo Ambientale Conai che paghiamo su tutti gli imballaggi che acquistiamo con i prodotti in cui sono confezionati. Questo prelievo ovviamente coinvolge anche la plastica e finanzia direttamente la raccolta e il riciclo della plastica. Nel 2018 valeva 561 milioni di euro poi trasferiti direttamente ai Comuni per ripagare il loro servizio di raccolta differenziata. I consorzi di settore fra cui Corepla e quelli della filiera della produzione della plastica fra cui Unionplast hanno infatti aspramente criticato la Plastic Tax: la tassa ambientale sugli imballaggi già esiste ed i suoi introiti sono utilizzati per fini esplicitamente ambientali, mentre la Plastic Tax rischia di essere solamente un nuovo balzello per finanziare il fisco.
  • La seconda è la Plastic Tax europea, che parte dalla Decisione UE (Euratom) 2020/2053 e colpisce i rifiuti di plastica non riciclati con un contributo da versare alla UE proporzionale alla quantità di imballaggio non riciclato (valorizzato a 80 centesimi di euro al kg). Questi contributi servono a finanziare i piani di Recovery europei, di cui anche l’Italia è beneficiaria. Se le risorse per questo trasferimento non sono raccolte dalla Plastic Tax nazionale gravano però sul bilancio dello Stato, per circa 850 milioni di euro nel 2022.

Ulteriori informazioni:

Gazzetta ufficiale legge di bilancio 2020, Articolo 1 Comma da 634 per Plastic Tax: qui

Articolo di Federconsumatori sulla Plastic tax (2019): qui